Approfittai
della loro assenza per conoscere meglio la casa. C’erano molte foto di un uomo
e di una donna, che dovevano risalire ai tempi della guerra, quelle della
famiglia e solo una foto di mia madre, forse con i miei nonni. Di mio padre,
nemmeno l’ombra. Nella mia testa si aggiunsero altre domande. Mi chiedevo come
mai avessero vissuto separate e quale fosse stato il motivo che aveva spinto
mia madre a trasferirsi in Italia.
Entrai
in una stanza, doveva essere lo studio di Claire. Non mi sorpresi nel vedere libri
che parlavano di magia. David mi aveva accennato qualcosa, per questo mi aveva
spedita lì: lei era una strega e poteva aiutarmi. Imparai molte cose, scoprii
che gli spiriti con i quali avevamo a che fare appartenevano a sette categorie
e che le braccia di Lucifero erano ben dieci demoni, con due dei quali mi ero
già scontrata. Passai l’intera giornata dentro quella stanza e, senza farci
caso, mi addormentai.
Quando
mi svegliai, trovai un piatto di insalata e della carne sul tavolo. Li afferrai
e mi diressi in cucina. Era l’ora di cena, ma non c’era nessuno. Mi spostai
nella sala da pranzo, la famiglia era riunita lì.
«Sara,
unisciti a noi, ho visto che dormivi, per questo non ti ho svegliata!» La donna
mi invitò a sedermi.
Morivo
dalla voglia di farle una domanda, ma mi trattenni, tanto avremmo parlato da lì
a poco. Mentre mangiavamo sentiva della musica, era lirica. C’erano molti
quadri che ritraevano una donna cantare, assomigliava molto a mia madre. Dopo
la cena, mi soffermai a osservarne uno.
«Quella
era tua nonna Patricia, mia madre!» disse mentre sparecchiava la tavola.
Quel
giorno la domestica aveva avuto un contrattempo e aveva chiesto un giorno di
permesso.
«Era
una cantante? Mia madre ha sempre odiato il canto, così tanto che non mi ha mai
iscritta a una scuola di musica. Era il mio sogno…» Ero meravigliata.
«Sì,
era una cantante lirica, tra l’altro molto conosciuta qui negli USA. Ha fatto
successo, poi, quando è morto nostro padre, ha interrotto la carriera e si è
dedicata a me» rispose. Il suo sguardo divenne triste.
«Senti,
non fa niente, se non ne vuoi parlare non importa, zia. Alla fine, sono venuta
qui per sapere di più sulla magia e sulle arti marziali» risposi, pensando che
non fosse giusto riportarla al passato.
«Oh,
no, non ti preoccupare… vieni, prendiamoci un bicchiere di vino e usciamo
all’aria aperta.» Afferrò due calici versandovi del vino rosso.
Ci
accomodammo su dei divanetti che erano in giardino. C’era una vista mozzafiato,
tanto verde e un cielo bellissimo.
«Che
bel panorama.» Sentii un brivido e mi ricordai dell’ultimo giorno passato con
Tobia. Infilai la mano nei jeans e afferrai il telefono. «Ti dispiace se mando
un messaggio?» Poggiai il mio vino su un tavolino di vetro.
«Assolutamente»
rispose.
“Sana e salva, mi manchi.ˮ Inviai il messaggio, poi tornai a guardare la donna.
«Il
cielo di Roma non è così?» Sciolse i capelli, rilassandosi sul divanetto.
«No,
ultimamente ha il colore del sangue, zia» risposi seccata, non nei confronti
della donna, ma del futuro che mi aspettava.
«Allora,
cosa vuoi sapere?» domandò sfilandosi le scarpe.
«Sai
perché ce ne siamo andati da New York? Mia madre mi diceva sempre che avevo
sognato tutto e che ero nata a Roma, inventò la storia che in uno degli
allenamenti avevo battuto la testa e che avevo dimenticato il passato!» Ero
ancora piena di rabbia.
«Marion
e Kayton cercavano di proteggerti, dal giorno della tua nascita sono avvenute
delle cose strane, ci siamo ritrovati a combattere contro demoni e mostri, così
i tuoi hanno deciso di trasferirsi a Roma. Tuo padre aveva un contatto in
Vaticano, pensavano che lì fossi più al sicuro, essendo il fulcro di Dio»
spiegò lei sorseggiando il vino.
«Quindi
siamo scappati da mostri e demoni. Cosa volevano da me?» domandai, sperando in
una risposta.
«Tesoro,
questo non lo so. Inizialmente pensavo ce l’avessero con tuo padre, invece,
poi, tua madre mi confermò che eri tu il problema, ma non volle dirmi
nient’altro.» Era rammaricata.
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